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“Interferenze” un video di Antonello Matarazzo Una calma apparente, una leggerezza inquieta, una visione adulta ed infantile, un racconto a ritroso che con potenza guarda al futuro. Queste sensazioni caratterizzano l’ouverture dell’ultimo video firmato da Antonello Matarazzo Interferenze (che prende il nome dall’omonimo New Art Festival di San Martino Valle Caudina). Ancor più indicativo è il sottotitolo – Rumori, visioni, bit di campagna, e altro ancora – che ha caratterizzato l’edizione 2005 del Festival, edizione alla quale è dedicato il video che è stato presentato alla 42a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. (È possibile vedere il trailer di 8’49: www.antonellomatarazzo.it/movies/interferenze.htm). Il video è costruito per frammenti, montaggi veloci, sovrapposizioni (alle volte di gustosa ironia), interferenze d’avanzamento elettronico, il tutto arricchito da una serie di interviste (Initials BB, Midaircondo, Robert Praxmarer; Maja Ratkje, Alexei Shulgin) e marcati transiti musicali (Frame, Initials BB, Jan Jelinek, Maja Ratkje, Midaircondo, Populous, Slow Motion). Una sorta di viaggio audiovisivo verso le principali esperienze della ricerca sonora e delle immagini elettroniche della nostra contemporaneità. Interferenze pur essendo un documentario, e quindi una sorta di lavoro atto a “conservare” e dare informazioni “storicizzanti”, è al contempo una potente operazione video-artistica che non fa assolutamente dimenticare che dietro la telecamera (nel chiuso dello spazio del montaggio) c’è Antonello Matarazzo con tutto il suo bagaglio di visioni e attentati alla visione, con la sua lucida ed appassionata irruenza di cantore di una complessa contemporaneità, insomma ritroviamo il Matarazzo nella pienezza dei suoi assalti frontali verso il cinema, il pittorico, la frammentazione elettronica, l’articolarsi delle sonorità e la ricchezza mediale che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare nelle sue precedenti sperimentazioni audiovisive e foto-pittoriche (per un’analisi ed una visione dettagliata rimando al suo sito: www.antonellomatarazzo.it, dove accanto alle sezioni “immagini”, “video” e “bio” compare anche una nutrita sezione “press” con analisi critiche firmate, tra gli altri, da Gabriele Perretta, Enrico Ghezzi, Marisa Vescovo e altri). Personaggio “principale” di Interferenze è un cuoco, che nel chiuso della sua stanza rigata da ombre di luce, affaccia sulla piazza dove si svolgerà l’evento dedicato alla musica e alle arti elettroniche. E così tra interviste, sound-ceck, prove tecniche, giochi, momenti live… seguiamo la giornata di questo signore di almeno 200 chili (che non puo’ non ricordare i Freaks cari all’immaginario di Matarazzo). “Il suo risveglio – giustamente nota Adelina Preziosi sul n°141 di Segnocinema – con la telecamera che riprende il profilo del ventre supino, le gambe e i piedi giù dal letto, le piastrelle di cotto, il bagno, la scala, è quasi una citazione di Carlo Michele Schirinzi, a sua volta artista e videomaker (con Matarazzo ha collaborato nel 2002 alla realizzazione di Astrolìte) che lavora sulle immagini e sui suoni per affrancare i corpi dal peso del simulacro indicando a essi (esso) la via verso una sorta di santità”. Quindi ancora ritorni, citazioni, contaminazioni, interferenze. Ancora un importante lavoro di densa visionarietà firmato: Antonello Matarazzo. Alfonso Amendola (www.nimmagazine.it - novembre 2006) Passeggiate nel cinema Europa, Americhe, Asia: otto giorni tra lo sperimentale e lo Spazio Video, un tranquillo viaggiare che non delude e stanca mai [...] Parla anche italiano invece lo Spazio Video, che tra l'altro dedica una doverosa messa a fuoco all'opera quasi completa di Antonello Matarazzo, artista avellinese. La ripetizione disturbata è probabilmente la cifra stilistica che collega, come un filo percorso da corrente elettrica, le sue prime opere, in cui rompe la quiete degli sguardi (e dei cuori) di vecchie fotografie e il loro sonno nella penombra del tempo, con l'ultimo lavoro (2006) che porta proprio questo titolo, Interferenze, girato durante l'omonimo New Art Festival di San Martino Valle Caudina. Provincia di Avellino, naturalmente: la città che in Mi chiamo Sabino (2001) si affaccia più volte, come sdraiata all'alba in un languido dormiveglia, materna e insieme indifferente ai deliri del matto. [...] leggi tutto Adelina Preziosi (SEGNOCINEMA - anno XXVI, N°141 sett/ott 2006) << |