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Passeggiate nel cinema [...] È il caso di Apice vecchia, il borgo dell'Irpinia abbandonato da un quarto di secolo, ma lasciato inspiegabilmente intatto dal terremoto, abitato da lucertole e chissà da fantasmi allertati in modo palpabile da un protratto risuonare di passi sconosciuti: e non a torto, visto che si tratta di un commesso viaggiatore intenzionato a ripopolare il paese con animaletti meccanici telecomandati. [...] leggi tutto Adelina Preziosi (SEGNOCINEMA - anno XXVI, N° 141, sett/ott 2006) Il morphing dell'anima [...] I lavori di Matarazzo sono indissolubilmente legati al territorio in cui l'artista vive: l'Irpinia. C'è un forte sentimento di appartenenza a un luogo e al tempo stesso la capacità di descriverli, di rappresentarli con un distacco ironico, con uno sguardo marziano. L'Irpinia vista dalla luna, insomma. Lo strano visitatore di Apice (2004), rappresentante di commercio o alieno sotto vesti umane, che ripiomba in questo paesino del beneventano totalmente abbandonato (forse per via del terremoto), è il muto testimone di una realtà molto italiana, fatta da migliaia di piccoli borghi antichi desertificati perché gli abitanti hanno preferito andare ad abitare in orrende case di osceni paesi ricostruiti ex-novo a valle. Ma è anche il protagonista di un quadro metafisico, di uno spazio irreale e carico di atmosfere e di sospensioni. L'Italia del Sud, dove Matarazzo vive e lavora, è piena di questi paradossi urbanistici, di questi scarti esistenziali. Naturalmente il livello "sociologico" passa in secondo piano, l'attraversamento del borgo fantasma – che sembra, incredibilmente, sia stato abbandonato appena il giorno prima – serve all'artista per rimarcare un'estetica dello svuotamento (esteriore ed interiore, che tocca la nostra coscienza collettiva). Il set "naturale" a sua completa disposizione, come un intero villaggio western, gli serve ad aggiungere un altro tassello al suo "surrealismo irpino". [...] leggi tutto Bruno Di Marino (dal catalogo 42a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, ed. Fondazione Pesaro Nuovo Cinema Onlus, Roma 2006) Video o dell'opera totale in Antonello Matarazzo [...] Due date sono alla base dei video di cui di seguito parliamo, due momenti epocali differenti ma che hanno cambiato la pelle delle cose. E la ricerca video di Antonello Matarazzo ha voluto ricordarcele attraverso la sua idea visionaria e di contaminazione delle forme e degli stili. [...] Apice (2004) ci parla del terremoto che colpì l'Irpinia (e altre zone della Campania e della Lucania) il 23 novembre 1980. Il nome è quello di un paese colpito dall'evento naturale, ma dove non crollò alcuna casa. Questa particolarità tra le macerie degli altri paesaggi vuol essere un racconto sulla sopravvivenza come paralisi, sulla solitudine, sul silenzio. Ambedue i video vogliono oltrepassare gli schemi, rompere le pareti della normalità per approdare ad una riflessione fatta di novità, di esasperazioni percettive. Sulla base di queste video-azioni artistiche Antonello Matarazzo sembra riflettere sulla mutazione dell'idea di "cinema civile", comprendendo che può esser utilizzato qualsiasi supporto comunicativo per giungere ad uno scopo definito, uno scopo attraverso il quale trasmettere il rapporto (il più delle volte conflittuale) con il mondo in cui si vive. E qui tornano le lezioni lampanti di Warhol, Zavattini e soprattutto di Guy Debord. [...] leggi tutto Alfonso Amendola (dal catalogo Steack&Steel, International Printing Editore, Avellino 2005) Un po' d'irpina al Torino Film Festival [...] Il 19 invece, sarà proiettata la prima di Apice, il film di Antonello Matarazzo, pittore e videomaker avellinese presente per il terzo anno consecutivo al Festival. Apice è uno dei tanti paesini, della Comunità Montana dell'Irpinia, fatto evacuare dopo il terremoto del 1980. Una cosa in particolare lo differenzia dagli altri: le sue case sono apparentemente intatte. Apice è un film su un paese che sopravvive in una sorta di stasi ottusa, dimentico dell'uomo e dall'uomo dimenticato, in cui le uniche forme di vita sono costituite da qualche animale e dalla vegetazione incipiente. Unico personaggio: un uomo, forse un abitante di Apice prima del terremoto, il quale ritorna portando con sé una valigia e un'idea. Di nerovestito cammina frettoloso e rigido per i vicoli che sembrano a loro volta spiarlo, guardarlo con riluttanza e paura. L'unico suono è dato dai passi del visitatore che rimbombano in un silenzio irreale. Improvvisamente in maniera del tutto estraniante irrompe la musica di tre pupazzetti meccanici (di quelli che abbondano sulle bancarelle ambulanti per bambini). Questa è l'dea che l'uomo porta con sé. Il suo sorriso ebete e plastificato, nel vedere i pupazzetti agitarsi nella pazza del paese, sembra essere complementare alla successiva immagine (l'ultima del film): una cartolina di Apice datata 1952. In quest'ultima sequenza si esaurisce lo sguardo disincantato dell'autore: Apice è un film di un'ironia genuina che senza tanti trucchi racconta le contraddizioni di una terra che tende a ripiegersi su se stessa e, se decide di aprirsi, spesso lo fa rinnegandosi, accogliendo idee sbagliate, intrusive e inutili. L'idea è buona: riportare vita in un luogo che merita essere riscoperto anche solo per la sua bellezza, peccato solo che essa abbia un'anima artificiale, meccanica. Adriana Percopo (L'UNITA' - 16/11/04) << |