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Anteprima Filmfestival. Ma la scuola no. Metafisica ed empirismo, fondamenti concettuali e decaloghi della comunicazione: in disparte, anche nella storica arena di Bellaria, il cinema. [...] Con La Camera Chiara, l'unico corto in concorso che astrae completamente da intenti sia narrativi sia documentaristici, Antonello Matarazzo riprende l'esperimento (iniziato con The Fable, 2000) teso a infondere vita, sguardi e corpi di luce, attraverso mutazioni multiple, a vecchie fotografie. Matarazzo ricostruisce la "camera" come contenitore vuoto e rotante della misteriosa interiorità delle immagini che si manifestano come pura esteriorità bidimensionale, fissa eppure soggetta al trascorrere degli anni, al trasmutare 'intorno' ai loro sguardi accesi, di padri madri e neonati immobili davanti all'obiettivo. Dalle fulminanti note-testamento di Roland Barthes, il film restituisce così l'essenza/esistenza fisica: gli occhi del tempo, che ti guardano. Adelina Preziosi (SEGNOCINEMA - anno XXIII, N° 123, ago/set 2003) AND THE WINNERS ARE... Entrambi italiani i vincitori della 4a Edizione di Corto.Web, il concorso on-line di ARCIPELAGO. Una riflessione barthesiana su fotografia & memoria e un'irriverente animazione Flash i due corti più votati su Internet. Per la prima volta, gli utenti europei più numerosi di quelli statunitensi. Dopo quasi cinque mesi di permanenza sul sito www.cortoweb.tv si è conclusa il 9 novembre scorso la Quarta Edizione di Corto.Web, il concorso internazionale on-line organizzato da ARCIPELAGO – Festival Internazionale di Cortometraggi e Nuove Immagini di Roma, in collaborazione con Interact. Offerti da Alphabet City, i due i riconoscimenti in palio – di 500 Euro ciascuno – sono stati assegnati sulla base del gradimento del pubblico della Rete, che ha potuto esprimere il proprio voto scegliendo tra 22 film in competizione. Con ben 2.948 voti, nella categoria Desktop (riservata ai cortometraggi fino a 15 minuti) si è distinto La Camera Chiara del pittore e filmmaker avellinese Antonello Matarazzo: un raffinato video che si serve della tecnologia digitale per realizzare un'emozionante riflessione visiva sulla fotografia e la memoria ispirata all'omonimo saggio di Roland Barthes. [...] (Comunicato Stampa 15/11/03) Y cinembargo se mueve... [...] Ya que citamos a un intelectual cuya aportación al pensamiento humano contemporáneo es innegable, por qué no hablar también de Roland Barhes, quien alguna vez sentenció que "Quisiera una historia de miradas", cita que da fin a La Camera Chiara (Antonello Matarazzo, Italia; 8'00"), experimento que mezcla exitosamente fotografía fija, video digital y software informático para desvanecer, manipular, encadenar y fusionar imágenes de personas que vivieron en la Italia de principios del siglo XIX, procedimiento técnico nada novedoso si recordamos esta misma aplicación en videos musicales como el Black or White de Michael Jackson, dando a momentos la impresión de tratarse de un entrañable screensaver de computadora, lo que me lleva a preguntar qué tan válido es presentarlo como un cortometraje cinematográfico... por muy experimental que éste sea. Con todo, es una aportación interesante por el uso de viejas y nuevas tecnologías de información de manera simultánea. José Luis Ortega Torres (REVISTACINEFAGIA - agosto 2004, Messico) Video o dell'opera totale in Antonello Matarazzo [...] Precedentemente parlavo di sguardi, un tema che torna ciclicamente nei film di Antonello Matarazzo. Infatti il suo film successivo La Camera Chiara ha come centralità tematica proprio lo sguardo (una citazione di Barthes chiude questo lavoro: "Io vorrei una storia degli sguardi"). Quest'opera rappresenta anche un ritorno alla sua idea originaria di cinema-video. Ma stavolta attraverso l'amplificazione necessaria della dimensione digitale. Matarazzo lavora, con grande raffinatezza (come elegantissima è la scelta musicale dei Sigur Rós) nell'evidenziare inizialmente una parte della foto, scontornandola e mostrandocela quasi come la sua idea di "punctum" e poi ricollocandola, gradualmente all'interno del suo spazio visivo originario. Non c'è racconto, non c'è traccia drammaturgica e nemmeno volontà documentaristica. C'è la composizione del vedere, lo scandire il tempo della visione attraverso la "rappresentazione" foto-grafica, la mutevolezza dei segni in forma di luce, la fissità che indica l'estrema mobilità del tempo, le dinamiche densissime degli occhi. Così, se in precedenza Matarazzo ha lavorato sul video metapittorico, poi metacinematografico, poi metatelevisivo, ora è la volta della riflessione sugli statuti della fotografia: sulle composizioni della fotografia come profondissimo disegno della memoria e come raffinato esempio di voler ripensare nella nostra contemporaneità le possibili affezioni tra sviluppi tecnici e i livelli inconsapevoli della messa in posa [...] leggi tutto Alfonso Amendola (dal catalogo Steack&Steel, International Printing Editore, Avellino 2005) Dietro la fotografia [...] Tra gli artisti che utilizzano questi nuovi strumenti, un posto di notevole importanza va dato ad Antonello Matarazzo, pittore (dei migliori nel panorama della pittura) e video-maker. In Matarazzo liquidità(1), pastosità pittorica e convulsione insertata a nevralgia video-(sonora) vivono un rapporto di compenetrazione, di compartecipazione, di contaminazione, [...] È stato Alfonso Amendola a segnalare con estrema precisione che «Tutto il lavoro di Antonello Matarazzo è dialogo, costruzione e, come più volte sottolineato, contaminazione di forme e stili (in piena linea con le idee guida del Medialismo)»(2). Antonello Matarazzo smaglia il reale (come Bill Viola, Douglas Gordon, Gary Hill). Ne mostra le distrazioni, contorsioni, assuefazioni, devitalità, assenze. Il video è per lui il piano dell'eleganza, della chiassosa caotica vibrante eleganza psichica. Della necessaria disarmonia. Che è il centro del proprio equilibrio. Della distruzione del tempo. Del suo rincorrere il tempo. Un tempo totale. Mai organizzato. Il video (lo sappiamo): campo di sterminio nel quale tutto viene rimandato all'uccisione, alla camera ardente, al fuoco, alla pasta ritmica che restringe i segni, rattrappisce, anoressizza e (intanto) bulimizza significati diversi. Video. Io vedo. Io vedo e vado oltre. [...] Sono già oltre. Sono dietro le cose. Scovo il dietro delle cose. Il dentro, (di)-dentro. L'essenza. L'abbandono (urgente, necessario, acuto, multiforme, assente). L'origine del loro farsi cosa tra le cose. Cose che appartengono ad una dimensione silenziosa che prende (e perde) la voce. A volte ci sono dei libri che racchiudono in un periodo geniale l'intero discorso che tendono a dispiegare. È il caso de La camera chiara di Barthes: «Io vivo la Fotografia e il mondo di cui essa fa parte distinguendola in due regioni: da una parte le Immagini, dall'altra le mie foto; da una parte, la non curanza, il sorvolare, il chiasso, l'inessenziale (anche se ne sono abusivamente assordato); dall'altra, ciò che brucia, ferisce»(3). [...] La Camera Chiara di Antonello Matarazzo rappresenta tutto quello che possiamo fare con la fotografia che si distacca definitivamente dall'universo analogico. [...] Una fotografia che, pur trattenendo i connotati fotografici, perde la propria dimensione di bidimensionalità per accedere ad (in) un sistema semantico cyberspaziale. [...] La volta celeste nella quale un punto (che è il punctum barthesiano) si muove per dirigersi verso di noi fino pungerci le pupille. Accecarci. Accecarci per immetterci in uno sguardo più violento e visionario. I fantasmi sulla scena vivono l'apparizione, la metamorfosi, la dissolvenza. Ancora: accettano di essere scontornati per ferire. Acquistano colore per immergersi in altre apparizioni. Le essenze raffigurate nelle fotografie (immagini d'altri tempi riprese dall'archivio del Centro Guido Dorso di Avellino). Fotografie di famiglia, fototessere, fotografie di matrimoni che si intersecano, si mescolano in un gioco di spettrale morphing. Antonello Tolve (CONTROSENSO - giugno 2005) NOTE: 1. Per il concetto di liquidità si rimanda ad Alfonso Amendola: Video o dell'opera totale in Antonello Matarazzo, nel catalogo Antonello Matarazzo, Steak&Steel, International Printing ed., Avellino 2005, pagg. 47-62. 2. Alfonso Amendola, ibidem, pag. 50. 3. Roland Barthes, La camera chiara, Einaudi ed., Torino 2003, pag. 99. Il morphing dell'anima [...] La Camera Chiara – che approfondisce il discorso iniziato con The Fable – è una sintetica “storia degli sguardi” ricavata dalle foto del Centro Guido Dorso di Avellino. Barthes, nell’omonimo saggio, dedica molte pagine al fatto che la fotografia consente ciò che il cinema proibisce: guardare in macchina, riflettendo poi sul suo infondere una coscienza non dell'esserci della cosa, ma dell'esserci stato. Matarazzo sembra lavorare proprio su questo concetto, rendendolo però ambiguo, sfumato, poiché – a differenza dello scarto che Barthes ritiene ci sia tra cinema e fotografia – oggi, nell’era del digitale, il tempo del video e quello della fotografia finiscono col coincidere, grazie per esempio al morphing, che plasma la materia elettronica come fosse una scultura, permettendo di trasformare un volto fotografico in un altro, in modo da suggerire una continuità anche somatica, a volte genealogica, antropologica dei volti. Ma il morphing non è solo un procedimento tecnico, è anche la materializzazione visiva di una metonimia: nel finale di Miserere , ad esempio, la trasformazione dell'uomo in una bambina che ride è un ritorno alla purezza primigenia. Matarazzo sceglie di isolare alcune figure (in gran parte bambini) all’interno dei ritratti fotografici, di rielaborarle cromaticamente o luministicamente, rendendo non solo ancora più ectoplasmatiche le figure, ma creando un gioco di infinite combinazioni. Ed è qui che emerge senza dubbio la sua natura di pittore, non tanto perché si confronta con l’immagine fissa piuttosto che con quella in movimento, ma proprio per la sensibilità, per la possibilità di dare un senso narrativo solo attraverso la texture, la trasfigurazione verso l’astratto. [...] leggi tutto Bruno Di Marino (dal catalogo 42a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, ed. Fondazione Pesaro Nuovo Cinema Onlus, Roma 2006) Passeggiate nel cinema [...] Parla anche italiano invece lo Spazio Video, che tra l'altro dedica una doverosa messa a fuoco all'opera quasi completa di Antonello Matarazzo, artista avellinese. La ripetizione disturbata è probabilmente la cifra stilistica che collega, come un filo percorso da corrente elettrica, le sue prime opere, in cui rompe la quiete degli sguardi (e dei cuori) di vecchie fotografie e il loro sonno nella penombra del tempo [...] leggi tutto Adelina Preziosi (SEGNOCINEMA - anno XXVI, N°141, sett/ott 2006) << |