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Matarazzo, quando il video diventa opera totale [...] Con il video Mi chiamo Sabino (2001) la sfida di Antonello Matarazzo è totalmente contenuta nelle dinamiche espressive del documentario, del raccontare il "conosciuto", dell'attaccare le consapevolezze dello spettatore e, ancora una volta, nel cercare nello specchio molteplice della comunicazione video nuovi modelli di ricerca espressiva. Il racconto della follia, immerso tra "universi giustapposti e complementari", dentro uno spazio geografico (che come dice lo stesso personaggio del corto nel tempo si è tramutato in "...una galera tutta lapidi"), tra un sonoro minimal e naturale diventa un pretesto per continuare il personalissimo viaggio visionario dell'autore. [...] leggi tutto Alfonso Amendola (L'UNITA' - 06/02/05) Il morphing dell'anima [...] L’Italia del Sud, dove Matarazzo vive e lavora, è piena di questi paradossi urbanistici, di questi scarti esistenziali. [...] Il set “naturale” a sua completa disposizione, come un intero villaggio western, gli serve ad aggiungere un altro tassello al suo “surrealismo irpino”. Come per esempio in Mi chiamo Sabino (2001), ritratto di filosofo pazzo o meglio di pazzo filosofo, che parla a ruota libera per le strade di Avellino. Lo sguardo di Matarazzo alterna alla camera a mano freezata che segue nervosamente e ossessivamente questo strano personaggio con il basco, la panoramica della città vista dall’alto, immersa in un silenzio bucolico e assurdo. Il contrasto formale tra la parola non-lineare e caotica di Sabino e la rassicurante veduta della città è netto. Ma il significato del video è forse più profondo, ed è nel labile confine tra natura e civiltà: Avellino è una strana città (e neanche tanto piccola), totalmente circondata dal verde; così, a pochi metri dal corso principale, ci si ritrova improvvisamente in mezzo alla campagna. Allo stesso modo è molto esiguo lo scarto tra normalità e follia, razionale e irrazionale. [...] leggi tutto Bruno Di Marino (dal catalogo 42a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, ed. Fondazione Pesaro Nuovo Cinema Onlus, Roma 2006) Passeggiate nel cinema [...] la città che in Mi chiamo Sabino (2001) si affaccia più volte, come sdraiata all`alba in un languido dormiveglia, materna e insieme indifferente ai deliri del matto. [...] leggi tutto Adelina Preziosi (SEGNOCINEMA - anno XXVI, N° 141, sett/ott 2006) << |